Rischio rumore e sorveglianza sanitaria nel settore dei call center

Il settore dei call center con 220.000 addetti è uno dei comparti maggiormente in crescita nel nostro Paese. La popolazione lavorativa è costituita in maggioranza da giovani donne di età compresa tra i 20 ed i 29 anni, con una forte presenza di tipologie contrattuali atipiche. Per tali motivi appare utile approfondire il discorso relativo alla valutazione del rumore ed alle misure di prevenzione e protezione previste, compresa l’eventuale organizzazione della sorveglianza sanitaria.

Le indicazioni per la valutazione del rumore negli ambienti lavorativi sono contenute nel Titolo VIII del D.lgs. 81/08. In particolare l’art. 181 prevede l’obbligo di valutare il rischio di esposizione dei lavoratori agli agenti fisici, facendo riferimento alle norme tecniche ed alle buone prassi.

Le metodologie di misurazione del rumore validate ai tempi del’entrata in vigore del D. Lgs. 81/08 non erano però applicabili ai call center. La prassi, infatti, prevedeva che la misurazione avvenisse mediante la predisposizione di un microfono a circa 10 cm dall’orecchio del lavoratore. Naturalmente, tale metodo non garantisce una misurazione valida per gli addetti call center, i quali sono sottoposti ad un rumore, che dalle cuffie viene immesso direttamente nel condotto uditivo. Per tale motivo sono state elaborate delle norme tecniche e dei metodi di misurazione più confacenti al contesto dei call center. Le nuove metodologie di misurazione per sorgenti sonore situate in prossimità dell’orecchio sono le seguenti:

  • Tecnica MIRE: si utilizzano dei microfoni in miniatura inseriti nel condotto uditivo. Scarto complessivo massivo: 3-4 dB
  • Tecnica del manichino: prevede l’utilizzo di un manichino con orecchie artificiali dotate di microfono. Scarto complessivo massimo: 5-7 dB
  • Metodo elettroacustico: prevede la misurazione di un impulso elettrico all’interno di un dispositivo acustico e la conversione dello stesso in livello sonoro. Scarto complessivo massimo: 4-5,5 dB. Tale metodo non tiene conto del rumore ambientale che nel caso degli addetti al call center viene filtrato attraverso le cuffie.

Tenuto conto che i dati pubblicati in Italia, indicano che, difficilmente, i lavoratori dei call center sono sottoposti ad un rumore superiore a 80 dB, è comunque interessante approfondire il discorso relativo alle misure di prevenzione e protezione. Tali misure possono riguardare:

  • La progettazione dei posti di lavoro;
  • Le attrezzature;
  • Le misure tecniche di contenimento del rumore;
  • Le misure organizzative per la riduzione dei tempi di esposizione;
  • La formazione e l’informazione dei lavoratori;
  • La sorveglianza sanitaria.

Per quanto riguarda gli ambienti di lavoro e le misure tecniche si può fare riferimento a quanto pubblicato in questi anni dall’Ispels.

Nel manuale “Metodologie ed interventi tecnici per la riduzione del rumore negli ambienti di lavoro” vengono indicate le modalità di schermatura delle postazioni di lavoro oppure la diposizione del materiale fonoassorbente sulle pareti o sui soffitti.

Per quanto riguarda le attrezzature, la maggior parte delle cuffie odierne ha la capacità di bloccare i picchi di volume e di cancellare il rumore di sottofondo. Esistono, inoltre, dei dispositivi specifici chiamati limitatori, che consentono di abbassare il volume al raggiungimento di una determinata soglia. I dosimetri, invece, sono in grado di registrare la quantità di rumore assorbita da ogni lavoratore calcolando la quantità di esposizione rimanente per non oltrepassare i limiti consentiti.

Un ruolo importante lo svolgono anche la formazione e l’informazione, ad esempio dando ai lavoratori delle nozioni su come riconoscere i sintomi di patologie ed infezioni del condotto uditivo.

Infine, per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria è doveroso ricordare che, il datore di lavoro deve disporla qualora venga superato il limite di esposizione personale di 85 dB.

 

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